Piegare la carta per combattere ansia e stress
Origami è un termine giappone già da molto tempo entrato a far parte del nostro lessico. Quasi tutti conosciamo infatti l’arte di piegare la carta che porta questo nome e molti, magari proprio da bambini, si saranno cimentati in questa tecnica negli anni della scuola come nel tempo libero. Il termine si riferisce proprio all’azione del piegare la carta: in giapponese orimasu significa piegare e kami significa carta. Da qui la descrizione di questa pratica che permette di realizzare figure, oggetti e composizioni con il solo utilizzo della carta, piegata in modo tale da assumere forme sempre nuove.
I bambini avranno provato almeno una volta, magari seguiti dalle maestre, a piegare la carta per realizzare fiori o sagome di animali. Ma quest’attività non riguarda solo i piccoli e per molti è un modo di esprimere la propria creatività anche in età adulta, anzi, crescendo e dopo aver preso familiarità con gli origami si scopre che è possibile realizzare di tutto con la carta, anche oggetti e complementi d’arredo per la casa.
La carta è la materia prima, nonché l’unica, che va lavorata per cui la scelta di quale carta utilizzare è fondamentale. Basta fare le prime prove per capire che sono da escludere fogli di carta troppo sottili, che risultano fragili e si stropicciano piegare la carta troppo facilmente, come anche fogli tipo cartoncino, difficili da piegare e faticosi da lavorare. La carta più adatta è liscia, resistente ma leggera, facile da piegare ma non da stropicciare.
La parola Kami però, con un ideogramma diverso ma con la stessa pronuncia, vuol dire anche Spiriti, divinità: questa sovrapposizione di significato lega inscindibilmente l’arte degli origami con la spiritualità, con la ricerca del Divino e dona a questa tecnica una valenza sacrale. La tecnica giapponese dell’origami è strettamente collegata alla religiosità dello Zen. Piegando per un periodo di tempo abbastanza prolungato e senza alcuna fretta, si raggiunge uno stato di forte rilassamento con riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria. Concentrandosi sul modello che si sta piegando, si giunge ad uno stato di sospensione del pensiero logico e razionale, diminuendo il dialogo interiore, e si porta l’attenzione sul momento che si sta vivendo, valorizzando ogni singolo movimento delle mani ed ogni piega.
L’Origami racchiude in sé concetti come l’interdipendenza (ogni forma scaturisce da una sequenza definita di pieghe, una piega è necessaria per l’esecuzione della piega successiva, questa piega è costituita da quelle) e l’impermanenza (la forma del modello cambia di continuo dall’inizio alla fine, pur non cambiando la sostanza del foglio), tipici dello Zen. L’Origami è ricerca del bello, inteso come ricerca di forme armoniose ed equilibrate che permangono nella mente di chi piega consapevolmente, può aiutare a combattere lo stress e l’ansia, ferma il tempo e aiuta a svuotare la mente! Attraverso l’Origami si realizza in maniera quasi “automatica” un’elevata socializzazione e non è raro osservare alcuni soggetti cosiddetti “svantaggiati” primeggiare nella tecnica con conseguente recupero ed aumento dell’autostima.
Da molti anni l’arte giapponese di piegare la carta è approdata anche nel mondo della moda, la cui tecnica è stata utilizzata per creare abiti dall’effetto prospettico e tridimensionale. Stilisti e artisti si sono cimentati nella creazione di abiti dalle forme geometriche più disparate, simili a sculture di carta, utilizzando questa tecnica per realizzare pieghe decorative su camicie, gonne, tubini, borse e portafogli. Alcuni credono che la seta sia il tessuto più adatto poiché trattiene bene le pieghe e resiste al calore del ferro. Altri stilisti invece si sono lanciati nell’impresa di utilizzare proprio la carta per realizzare costumi piegati a mano. Tra questi, vi invitiamo a leggere la Lubica Story di Cinzia Verni, paper artist con un focus speciale sul fashion.
Liang Haisheng & Paper Life con “Traingle Folded Paper Lantern” (2018)
Joe Wong con “Vase” (2018)
Marco Zecchinato con “Resti II” (2018)
Ankon Mitra con “The sights and sounds of the cosmos” (2018)
Papier Atelier con “In Between” (2021)
Philipp Blume con “Samurai” (2021)
Cinzia Verni con “Similitudine di plissè” (2022)
(Sulla tecnica degli origami leggi la Lubica Story di Anita Cerpelloni)
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